venerdì 3 gennaio 2014

"Otto paia di calze invece di uno" di Annalena Benini

Entrare nei negozi senza preparazione, senza scudo e senza fiducia in se stessi è molto pericoloso. Entrare con aria svagata e vulnerabile, pensando solo: mi serve una crema, oppure un paio di calze, o una scatola di pennarelli, è una leggerezza grave, portatrice di effetti a lungo termine (mucchi di calzini verdi da smaltire, giraffe impagliate, fiale contro la caduta dei capelli) e danni irreversibili all’autostima. In molti negozi il personale è preparatissimo: non mastica chewing gum alla cassa, non racconta per mezz’ora al telefono i problemi con la suocera (non appartiene insomma a quella versione paradisiaca di commesse che lasciano gironzolare i clienti e alzano gli occhi al cielo alla domanda: ce l’ha anche in nero?). Il personale di ultima generazione si avvicina al possibile compratore con l’apparente scopo di aiutarlo a scegliere. Il reale intento, però, è la privazione di ogni capacità di giudizio: il cliente deve perdere il libero arbitrio e diventare debole, dipendente dalla volontà della commessa. “Signora, che cosa sono quei segni scuri sotto gli occhi? Non conosce questo copriocchiaie?”. La frase viene pronunciata da una distanza molto ravvicinata, mentre gli occhi (sempre enormi) del personale addestratissimo, allenato in corsi di psicologia e di ipnosi, scrutano ogni centimetro della nostra faccia. “Io veramente cercavo un dentifricio”. Ma la guerra è dichiarata: la commessa, con la sola forza dello sguardo, ha comunicato l’esatta portata del disastro estetico che ci riguarda, è pronta a voltarci le spalle perché siamo un caso penoso e lei non ha tempo da perdere, ma esclusivamente per generosità e amore per il genere umano sembra disposta a offrirci un riparo, a farci balenare la possibilità di una soluzione.

In pochi minuti siamo noi a implorare consigli, creme, fondotinta, effetti lifting, illuminanti, correttori, fard, vitamine, e anche un bagnoschiuma alla fragola, poiché abbiamo perso totalmente il controllo. Le raccontiamo anche i problemi al lavoro. Ma lei sorride, adesso, e dice che abbiamo delle belle ciglia, basta solo valorizzarle con quattro prodotti in offerta speciale. E se, entrate nel negozio accanto per un paio di calze, ancora stordite, la commessa volitiva spiega che con cinque paia il sesto è a metà prezzo ma a noi non servono sei paia di calze e proviamo a rifutare, la faccia della commessa è talmente stupita e delusa, ma non delusa per sé, delusa per noi e per la nostra incapacità di risparmiare (“guardi che così spende di più”) che compriamo sei paia di calze, sei paia di mutande e sei paia di pantaloni del pigiama a quadretti, solo per sentirci dire: così si fa, ottima scelta.

Nemmeno nei negozi di giocattoli si è al sicuro: i commessi di nuova generazione fanno dimostrazioni meravigliose, con due pennarelli magici disegnano l’universo intero, spiegano che con quei due pennarelli non serve nessun altro colore, non si scaricano mai, sono garantiti sei anni; comprandone otto c’è anche una gomma magica in omaggio, il sogno di tutti i bambini. Ma a casa i pennarelli perdono la magia, tornano a essere zucche, e i bambini piangono, invocano i commessi, urlano: tu non sei capace. Se non si è abbastanza forti e temprati, quindi, è meglio scegliere gli acquisti online e sbagliare taglia, colore e modello in perfetta solitudine.

di Annalena Benini, da il Foglio.it 19/12/2013

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